Sfogliando la margherita


Traduit par Elio Flesia

[modo di dire francese per "mi ama… non mi ama… mi ama…" ecc.]

24 ottobre 2004

Jean-Pierre Petit Astrofisica


La gente della mia generazione si ricordera sicuramente che si trattava di un film con Brigitte Bardot. Ma non è quella la margherita a cui sto pensando oggi. Sto pensando invece ad un immagine che mi aveva regalato un mio lettore. In Francia come in diversi altri paesi siamo come una margherita che lo Stato va sfogliando. Lo Stato rosicchia le pubbliche libertà una dopo l'altra e mette in pericolo il progresso sociale già realizzato. Siccome non c'è più nessuna solidarietà fra la gente, e che non c'è più nessun partito o sindacato capace di prendere le difese della popolo e dei lavoratori, tutto va a ramengo nel silenzio e l'indifferenza. Nella margherita nessuno dei petali reagisce quando quello accanto a lui viene strappato via, e non si rende conto che un giorno o l'altro la stessa sorte toccherà pure a lui.

Non riuscendo a vedere all'orizonte un'altra via d'uscita la gente si lascia prendere dalla disperazione. Periodicamente, Arlette Laguiller [donna politica francese del partito di estrema sinistra Lotta Operaia] si presenta per le elezioni politiche recitando il suo solito monologo monotono e belante. Parla del "partito degli operai" e dei "padroni". Anche se alcune palesi ingiustizie vengono così denunciate, il suo messaggio politico è indigente al massimo, inesistente, come d'altronde tutti i discorsi di quegli uomini e donne che si dichiarano "di sinistra", che siano della sinistra proletaria oppure della sinistra benestante. Alcuni discorsi ricordano il tema dell'"autogestione" dei sessantottini, la più bella cavolata che si sia potuta tirare fuori nel corso della nostra storia sociale. No, le imprese non possono andare avanti se hanno per dirigenti dei soviet di operai. Neanche il comunismo è stato efficiente. È anche vero che le cose sono più complesse. Anche se nel'URSS esistevano molte buone volontà (e magari anche gente onesta), quel impero, basatoto su una autocrazia più violenta, quella di quel macellaio di Stalin, è morto di soffocamento economico, costretto che fu dagli Stati Uniti a sviluppare un arsenale che divorava la più grossa parte del suo prodotto nazionale lordo. L'URSS non ebbe mai la possibilità di procurarsi contemporaneamente il burro ed i cannoni. Tutto ciò finì per crollare come un castello di carte ed i Russi si dimostrarono poco capaci di passare da un estremo all'altro, da un'"economia pianificata" isolata dal mondo, ad un'economia di mercato. È come se avessero preso tutti i nostri difetti in un blocco solo, senza usufruire delle poche qualità del nostro sistema cosicchè, ora, le stazioni dei treni sono piene di minorenni che si prostituiscono, i mercati sono pieni di anziani che vendono stracci per sopravivere. La protezione sociale sovietica è stata sostituita dalla miseria. A Cuba la Mafia americana che era stata buttata fuori da Fidel Castro non tarderà a tornare in ciò che fu il suo quartiere generale. La Cina di Mao ha ereditato il pugno di ferro del suo Grande Timoniere. Là, si lotta contro l'invasione della droga fucilando adirittura anche chi detiene solo un po' di qualsiasi sostanza allucinogena. La Cina è riuscita a sfuggire dai grilli che il suo leader aveva per la testa ; quel leader o gurù che fosse a cui piaceva la carne giovane era un letterato, esperto autoproclamato in metallurgia però con scarso successo. Per chi non lo sapesse, Mao decise che i contadini avrebbero dovuto produrre nelle fonderie municipali l'acciaio di cui avevano bisogno. Mentre dall'altra parte della frontiera, Stalin faceva da esperto in agronomia decidendo subito dopo la guerra che il suo popolo avrebbe aumentato in modo spettacolare i rendimenti agricoli "arando la terra fino ad un metro di profondità" grazie a carri armati trasformati in trattori. Il risultato fu di rendere sterile la terra per un po' di anni in regioni intere perché la terra fertile fu così sepolta ad un metro di profondità e ricoperta da una terra incapace di reagire al seminato.

Nei paesi arabi l'angoscia del popolino serve ai leaders religiosi che danno alle loro pecorelle la Charia e la burka come tanti salvagenti per proteggerli dalla corruzione dei costumi che si può osservare sempre più visibile in occidente. Almeno quello ha il merito della semplicità anche se tale soluzione fu in raltà inventata più di mille anni fa. Bisogna riconoscere che è una risposta ideale. Un modo di vivere rigoroso, ben definito, un sistema sociale stabilissimo, pronto ad accettare qualsiasi disuguaglianza, ed infine ottime soluzioni contro l'angoscia esistenziale. Tutto è previsto. Mentre gli Occidentali annegano la loro ipocondria negli antidepressori, costruiscono muri, o sparano alla cieca qualche missile applicando così la biblica legge del taglione, dall'altra parte si propone ai più disperati una via d'uscita meravigliosa: quella del suicidio con la garanzia del paradiso nell'aldilà. Impossibile offrire di più o di meglio. Imbattibile! Ma sia nei paesi arabi che negli Stati Uniti i leaders politici non mandano i loro rampolli a farsi ammazzare. La morte è sempre stata per i più poveri, ovunque e in qualsiasi epoca.

Il sistema dell'integrismo islamico si sta imponendo anche come una forza politica di livello internazionale. Quel sistema dei kamikaze è imbattibile. Non è altro che la "bomba atomica dei tecnologicamente sottosviluppati" di fronte a cui i cowboys muniti di lasers e di armi termonucleari, appoggiati da aerei spie ipersonici, dotati di bombe autoguidate grazie ai GPS rimangono totalmente disarmati. Una situazione simile non si era mai vista. Storicamente, la cosa è straordinaria. I paesi europei assomigliano a fastelli di paglia che hanno solo da prendere fuoco. La guerra d'indipendenza dell'Algeria sta a dimostrare che le cose possono degenerare molto rapidamente. Quando la prima bomba esploderà, l'estrema destra tirerà fuori la sua OAS [organizzazione terroristica segreta che lottò contro i movimenti indipendentisti algerini] che è già lì che aspetta. All'iniziativa di chi? Ottima domanda. Chi è che agisce sottomano? Chi sarà a lanciare la prima onda di attentati in questo o quel paese europeo? Leaders religiosi oppure… gli Americani stessi, cercando così un mezzo per costringere gli Europei a raggiungerli per una crociata "contro il terrorismo"?

I falchi americani hanno sì o no potuto precipitare le cose praticando un "autoattentato", totalmente machiavellico, quel famoso 11 settembre? La faccenda è poco chiara. Una sottile manovra di politica internazionale per avere la mani libere per poi impantanarsi alla grande in situazioni inestricabili e umanamente catastrofiche. L'Irak sta diventando la ritirata dalla Russia. Storicamente les due situazioni sono assai simili.

Neppure la scienza è capace di trovare una soluzione, lei che si compromette con gli interessi militaro-industriali (quel tipo di attività sembra essere diventato oggi la maggior parte delle "attività di ricerca e sviluppo"), un compito che l'ha completamente discreditata. Essa serve innanzi tutto la corsa verso maggiori profitti e le cerchie del potere, i monopoli, con una totale irresponsabilità, lanciandosi nell'avventura degli organismi geneticamente modificati (OGM) e in tante altre ancora. Ogni tanto il popolino interpella i grandi sacerdoti della scienza, quelli con barba e bretelle o quelli su sedia a rotelle che si comportano come santoni che promettono loro… le cose più pazze, mettendo avanti teorie " che saranno utili fra parecchi secoli "perché sonno troppo avanzate", evocano una TOE (theory of everything), una "teoria del Tutto". Davvero pietoso!

Non ho niente da proporre. Sto constatando, tutto lì. La cosa che fa più rabbia è l'atteggiamento dei mass media. Che cos'è un mass media? Il vocabolario lo definisce in un modo assai vago. Si può leggere: "diffusione di una cultura di massa". Ma c'è ben altro. I nostri mass media sono finestre a traverso le quali i cosidetti professionisti dell'informazione dovrebbero informarci, farci vedere cosa sta succedendo nel resto del paese e nel resto del mondo. Nei fatti però, siamo sepolti da informazioni senza interesse che non hanno altro scopo che quello di abbrutirci. Ogni giorno i telegiornali ci sommergono con vicende varie per mascherare meglio l'attualità internazionale, liquidata in pochi minuti. Il canale Arte [senz'altro il canale più intellettuale della TV francese] è solo un canale "alibi" dove vengono abbordati "i temi importanti", ma dove vengono denunciati senza riguardi fatti e misfatti vecchi di mezzo secolo, per nascondere meglio ciò che sta succedendo oggi proprio sotto il nostro naso. Vien da chiedersi se quella gente non è diventata specialista della disinformazione, in modo attivo o per mimetismo. Non so se esistono ancora Francesi che credono ancora nei loro mass media, a ciò che viene fuori dalla loro tivù, a ciò che possono leggere nelle colonne dei loro quotidiani (non tutti sanno che Le Figaro e L'Express sono proprietà di Serge Dassault [noto industriale francese del settore aeronautico]). Ultimamente ho visto il giornale Le Monde (noto quotidiano del quale Dassault a tentato in vano di prendere possesso… ma a chi appartiene quel giornale? Chi s'immagina ancora che esso sia "obbiettivo"?). Credo che fosse il numero del 19 ottobre 2004. C'era un'intera pagina consacrata all'aumento della povertà in Francia. Disoccupati sempre più numerosi, gente in fine di cassa integrazione, senza tetto, gente buttata fuori di casa per mancato pagamento dell'affitto, altra gente sopraffatta dai debiti. Ecc. ecc. Ce n'era una pagina piena. Però non ho visto nessun commento su uno dei grandi fenomeni attuali, relativamente recente, ma che rischia di dilagare in modo esplosivo, e a cui è stato dato il nome di "delocalizzazioni". È una trovata molto bella. Si è dovuto ricorrere ad uno specialista in "comunicazione" per scegliere una parola così "neutra", così banale in apparenza mentre ricopre in realtà tante future miserie, e immense angoscie. Una legge europea è stata votata mi ha detto il mio amico Jacques. Per "delocalizzare" non c'è neanche più bisogno per un'impresa, di trovarsi in difficoltà. La cosa diventa lecita se "ciò aumenta la sua competitività".

In una libreria ho visto alcuni libri che vantavano l'Europa, "per poter costruire un'Europa forte, per tener testa agli Americani". Ciò ricorda una frase di un poema di Prévert:
Coloro che, chiusi in scantinati, fabbricano le penne con cui altri scriverannnno che tutto sta andando nel miglior modo possibile

La Globalizzazione mi fa paura. Quando si è trattato di vedere i paesi dell'est entrare nella "nostra bella Europa" mi ero immaginato la Francia essere invasa da ingenieri polacchi, che accettavano di lavorare con stipendi ben inferiori a quelli praticati da noi. Non avevo pensato che non era neanche necessario fare venire sulle nostre terre ingenieri, tecnici o operai ma che sarebbe bastato "delocalizzare le imprese". Non si ha mai fantasia a sufficienza.

Vi ricordate della robotica? Dovevamo andare verso "una civiltà del tempo libero". Gli uomini non avrebbero più avuto bisogno di lavorare, i robots l'avrebbero fatto per loro mentre loro potevano grattarsele. La realtà è che quella robotica, anche se ha aumentato la produttività impiegando operai che non protestano mai e non hanno bisogno di un'assicurazione, ne di sonno, ne di vacanze, a messo in cassa integrazione millioni di esseri umani, come un paio di secoli fa, gli operai del settore tessile erano stati sbattuti fuori dall'arrivo delle tessitrici automatiche di Jacquart. E questa nostra disoccupazione viene pagata da tasse sempre più pesanti [in Francia, una di quelle tasse è chiamata "contributo sociale generalizzato"].

Vi ricordate dell lavoro a distanza? Ci avevano detto "non avrete più bisogno di spostarvi per lavorare. Lavorerete a casa vostra". Quando si vedevano i posti di lavoro che sparivano, la gente diceva "i nostri paesi si orienteranno verso attività di servizio". Errore: non avevo pensato che il personale di un impresa potesse anche lui essere "delocalizzato", compreso quello delle imprese del settore terziario. Ho visto un servizio su impiegati che vivono in Romania, e lavorano a distanza per un'impresa francese, per stipendi pari ad un terzo dei nostri. E quella gente è felicissima. Fantastico, no? Ma ci rendiamo conto di ciò che sta succedendo sotto i nostri occhi? Nei paesi dell'est la gente costa tre volte meno della nostra. I lavoratori indiani o cinesi costeranno da dieci a venti volte meno. Un mio amico possiede una piccola impresa. Mi stava dicendo "nei nostri prodotti, 60 % del costo di produzione è la mano d'opera. Ti dico una cosa: il mese prossimo ho diversi appuntamenti in Cecoslovacchia. E non parlarmi di perdita di senso civico. Oggi, "o fai anche tu così o sei morto".

Qualcuno mi ha detto: "si potrebbe scrivere sui prodotti 'fatto con mano d'opera francese' ". Ma chi scriverebbe questo? Invece, tutti si metteranno d'accordo. L'occasione è troppo bella e il fenomeno è ormai troppo accettato. E poi, cosa c'è oggi che sia "al 100 % fabbricato in Francia"? Niente. I pomodori sono spagnoli, i cacciaviti tedeschi, i processori vengono dai paesi asiatici. Facendo lavorare i Cechi, i Polacchi o i Cinesi, potremo riempirci le tasche.

Ma dove stiamo andando a questo passo? Quale uomo politico potrebbe ancora dirci che stiamo ancora andando da qualche parte? In un sistema liberale, i capitali, il sistema di produzione si spostano là dove i costi sono minori cioè verso le regioni del globo dove c'è minor protezione sociale. È nella logica delle cose. Siccome diventa possibile, grazie alla globalizzazione, "delocalizzare" praticamente qualsiasi attività, compresi i servizi "grazie a Internet", stiamo andando verso condizioni di vita sempre più difficili per i lavoratori e verso redditi sempre maggiori per i "nuovi ricchi" e gli "ex ricchi" che lo diventeranno ancora di più, grazie all'aumento dei profitti e alla diminuzione delle spese.

Ecco ciò verso cui le nostre democrazie stanno convergendo, una completa fregatura. Che cosa possiamo fare? Praticamente nulla. Nessuna politica alternativa, un'unica scelta tra un male e un altro male.

I paesi poveri avranno qualcosa da guadagnarci. La Cina si sta svegliando, cosa pronosticata a suo tempo da Peyrefitte in un libro a successo "Il giorno in cui la Cina si sveglierà". Oltre un miliardo di uomini hanno sete di consumo, di viaggi, di vedere il loro tenore di vita migliorarsi. Però tutto andrà come nei vasi comunicanti. I lavoratori dei "paesi ricchi" di cui siamo residenti pagheranno il conto che sarà molto salato. Un importante datore di lavoro avrebbe detto "continueremo a delocalizzare fino a quando gli operai francesi accetteranno di essere pagati come i Polacchi". Una mia amica è vice preside in un collegio vivino a Parigi. Di recente, ha fatto passare un annuncio per assumere un sorvegliante, un semplice sorvegliante (quelli che ti fanno mettere in fila per entrare in classe). Si è vista arrivare diplomati con 5 anni di università. Ha chiesto loro: "come mai vi siete portati candidati?". Risposta: "è meglio che lavorare in fabbrica e almeno si incontra gente". Segno dei tempi. In pochi anni tutto ciò sarà diventato normale amministrazione. La risposta del nostro governo? Il presidente francese Chirac decide di creare le cosidette "case del lavoro" [in francese "maisons de l'emploi"].

Non c'è nessuno per dire questo nei nostri mass media. Si cerca di divertire la gente coi giochi televisivi. In quei giochi la gente "vince" ("ed ora vedremo quanto avete vinto"…). Guardando "Star Academy" i giovani sognano di un modo facile per uscire dal loro squallore, diventare famosi, fare soldi. È questo che fa gola: tutti quei "mestieri" che sembrano a portata di tutti: cantare, giocare a calcio, recitare. Ci mettono davanti lo specchietto per le allodole per spingerci a comprare. Tutto ciò che potrebbe fare riflettere gli esseri umani sparisce (l'ultima trasmissione scientifica [alla televisione francese] E = m6 è solo più una trasmissione sponsorizzata, sotto forma di "giochi"). I lettori, i telespettatori sono come i passeggeri impazziti di una nave che sta affondando. Vedono la gente che ha i biglietti di prima classe incamminarsi verso canotti lussuosi, veri e propri "yachts di salvataggio" (in tutte le case editorie troverete una rivista di yachting, con una vasta scelta di modelli di canotti di salvataggio per i ricchi). Ma per i passeggeri dell'interponte non è previsto niente. Sentono solo che la nave sta sbandando et sprofondando mentre in poppa l'orchestra continua a suonare "più vicino a Te, Signore" e un Papa felliniano continua ad opporsi all'uso dei preservativi.

Il consumo di antidepressori aumenta. Ma perché? Che cosa ha questa gente per drogarsi in quel modo? Non è bella la vita? come avrebbe potuto dire Benigni.

Ho saputo una cosa: gli Israeliani si sarebbero fatti consegnare, dieci giorni fa, duemila bombe guidate da GPS, autopilotate, capaci di colpire il loro bersaglio con precisione metrica. La stampa comincia a commentare la cosa (vedi alla fine della presente pagina). Questo fatto ha una sua particolare logica. Gli Americani sono impantanati in Irak. Prendendosi la libertà di agire da soli hanno tolto ogni credibilità all'ONU le cui risoluzioni sono diventate come carta straccia. Nessuno crede più all'esistenza in quel paese delle famose "armi di distruzione di massa", pretesto per l'invasione. In realtà lo scopo era un altro. L'Irak possiede importantissime riserve di petrolio. È l'unico paese che avrebbe potuto permettere, aumentando la sua produzione, di diminuire il prezzo del greggio e far così pressione sul regime saudita che finanza nel mondo intero sia le scuole coraniche che molti movimenti estremisti. E fa questo perché in Arabia quelle forze islamiche radicali sono molto potenti. Bin Laden è saudita. È da molti anni che la famiglia regnante in Arabia Saudita non riesce più a reggere il paese. Restava l'arma costituita dal petrolio, e dietro di essa la ferula americana, tramite la societa Aramco. Però tutto ciò e ormai finito. Quale paese gli Stati Uniti potrebbero minacciare? Dovè andata a finire la famosa strategia del gioco di domino secondo cui rovesciando l'Irak, tutti gli altri paesi arabi sarebbero crollati? Lo zio Sam sta tribulando.

Gli attentati contro gli oleodotti fanno sì che la produzione di greggio diminuisce. Di conseguenza il prezzo del petrolio sale. Per un capriccio dell'economia il dollaro scende. Così l'America può esportare ancora di più e le economie occidentali si trovano alle strette. Però i Saudiani si riempiono le tasche coi soldi del petrolio e l'effetto nei loro confronti è il contrario di ciò che si era sperato. Geniale! Bush e la sua banda si sono fregati sa soli… fino all'osso. Cosa si può fare? Invadere l'Arabia Saudita? Paracadutare le forze speciali su La Mecca e minacciare di fare saltare per aria la Kaaba? Al Pentagono qualcuno avrà anche pensato a quella possibilità.

È dal dopoguerra che non ci siamo più trovati incasinati così. Prima c'erano i rischi della guerra fredda. Poi c'è stato l'affare dei missili di Cuba. Abbiamo visto quelle immagini dove i comandanti dei sommergibili russi dichiaravano "sì, avevamo siluri termonucleari nei nostri tubi". Oggi però il rischio è completamente diverso. Mentre del muro di Berlino si possono solo più vedere alcuni frammenti collocati nei musei di arte moderna, la guerra economica è stata dichiarata. Sta dilagando su tutti i fronti. La Cina è un formicaio brulicante e laborioso, teatro di uno sviluppo esponenziale. Nelle numerose palestre del paese centinaia di Cinesi stanno imparando lingue straniere urlando grida di guerra con accenti nazionalisti. La guerra dell'oppio, ce la faranno pagare presto, e molto caro.

Gli Stati Uniti, dunque, non possono più minacciare nessuno. Come si fa ad invadere un altro paese? Con quali truppe, quali uomini? I poveracci che sperano di ottenere la cittadinanza americana cominciano a capire que con quegli scherzi tutto ciò che uno può combinare è farsi ammazzare da stupido. Allora gli Iraniani decidono di mettere in atto il procedimento di arricchimento isotopico. Detto in chiaro: stanno preparando la prima bomba atomica dei paesi arabi [anche se gli Iraniani non sono Arabi]. Non è la prima di un paese musulmano dato che il Pakistan ci ha già la sua. Ma quelli hanno anche l'India, che possiede pure la sua, e che è pronta a saltar loro addosso se solo muovono un dito. L'Iran possiede già missili con una portata sufficiente per colpire Israele.

Gli Israeliani hanno avvertito ad ottobre: fra quattro mesi, quindi a febbraio prossimo, se nessuno ha fermato quella corsa alla bomba in Iran, saranno lore a distruggere gli impianti iraniani con le loro bombe guidate da GPS, pilotate in fase di rientro, e dotate di precisione metrica. Non è gente che scherza. Hanno già distrutto il reattore Osirak che i Francesi avevano costruito per… Saddam Hussein (d'altronde, non erano stati gli stessi Francesi a nuclearizzare l'Iran?). Ma chi è in grado di fare qualcosa? Chi può proibire all'Iran di proseguire la sua Grande Opera? Gli Stati Uniti? l'ONU?
Sembra di essere a Monte Carlo. Quali sono le opzioni?
- Consci del fatto che gli Israeliani metteranno in atto le loro minacce, gli Iraniani freneranno
all'ultimo momento.

- E se no? .......

Gli Israeliani non hanno un'altra scelta. Certo, essi hanno armi nucleari a bordo dei loro sommergibili che incrociano nel Mediterraneo. Anche loro hanno una "forza di dissuasione". Si dice che possiedano 200 ogive termonucleari. Ma il loro paese è così piccolo che con poche bombe lo si può cancellare dalla faccia della Terra. Può essere una tentazione. Però, se le cose andassero così, un sommergibile israeliano sarebbe capace di centrare La Mecca con un missile e diverse grandi città arabe sarebbero sicuramente cancellate anche loro.

Quale opzione avete scelto? La terza guerra mondiale potrebbe anche cominciere a febbraio. Ma le cose potrebbero anche andare diversamente.

Caso mai, andate a mettere una candela nella chiesa più vicina. Io ci vado subito. Non ho un'idea migliore.

In quesi giorni la cosa che più agita i media francesi è il lancio di un canale tivù gay a pagamento con quattro film porno ogni settimana. Patrick Sebastien [noto animatore francese] ci sta parlando di una sua amica che manda avanti un bordello e aggiunge che "gli uomini politici sono i più perversi". Interessantissimo. Potete immaginarvi l'effetto di quel messaggio su un giovane musulmano che vive nel suo ghetto? L'impressione che può fare è molto semplice: la nostra società occidentale va in putrefazione. E che cosa fa la gente quando una società va in putrefazione? O non ce la fanno più, diventano depressi, si danno alla droga, ogni possibile droga, oppure corrono dietro alle "certezze", vogliono un potere politico che sia "forte", "leggi dure". Oggi, trovo che ci sono solo tre possibili opzioni:

1 - Guardi ogni sera il Primo Canale, aumentando progressivamente la dose e ti riempi di Prozac.
2 - Diventi integrista… di un bordo o dell'altro.
3 - Cerchi di metterti a pensare con la tua propria testa (cosa più difficile di tutte).

Sul mio sito Internet ho parlato della morte del mio amico Jacques Benveniste, che "si è fatto ammazzare sul posto" sul fronte dell'integrismo scientifico, dell'imbecillità, dell'irrazionalità, dell'egoismo e della stupidaggine". Ho chiesto alla gente di spedire una lettera al suo laboratorio. Un semplice gesto. Percentuale di reazione: 1 %. Indifferenza? No, effetto di saturazione. In Francia la gente annega sotto i problemi e le preoccupazioni, è smarrita, disperata, diventa passiva. Credo di incominciare a capirla meglio. Non so se vorrei avere vent'anni oggi. Spesso, tra amici della mia generazione ci viene da chiederci: se qualcuno ci togliesse 45 anni di dosso, che cosa faremmo? Nessuno sa cosa rispondere. La cosa rammenta una frase celebre:


Dio è morto, Marx è morto e io stesso mi sento poco bene.



25 Ottobre: Oggi un dispaccio di Associated Press indica che l'Iran avrebbe lasciata aperta la porta per le trattative riguardanti il suo programma nucleare, con la speranza che l'argomento non finisca sul tavolo del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Francia, Germania e Gran Bretagna hanno avvertito Teheran che la maggior parte dei paesi europei si schiererebbero con gli Stati Uniti se questi decidessero di deferire la causa al Consiglio di Sicurezza e all'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA) esigendo che l'Iran fermi le sue operazioni di arricchimento isotopico prima del 25 novembre prossimo. Gli Europei hanno proposto un aiuto nel campo delle applicazioni civili del nucleare in cambio della sospenzione delle operazioni di arricchimento isotopico orientate verso le armi nucleari. L'Iran procede attualmente alla costruzione di centrifughe (destinate all'arricchimento isotopico) di cui l'AIEA ha chiesto lo smantellamento. Gli Stati Uniti accusano apertamente l'Iran di condurre un programma orientato verso la costruzione di armi nucleari.


26 Ottobre: Sul sito Internet del "Réseau Voltaire", conferma delle informazioni


Gli Stati Uniti stanno per consegnare a Israele 5000 bombe guidate dai satelliti


Nell'ambito degli accordi di assistenza militare ad Israele, il cui bilancio per quest'anno è di 2,16 miliardi di dollari, gli Stati Uniti si apprestano a consegnare 5000 bombe pesanti a guida di alta precisione assistita da GPS (vedi foto), tra cui 500 bombe di una tonnellata a penetrazione profonda usate per colpire impianti sotterranei. Tale consegna corrisponde all'arsenale necessario ad un'operazione massiccia di due o tre giorni di Tsahal mirando ai reattori nucleari in costruzione, i siti dove viene arricchito l'uranio e i sistemi di difesa militari iraniani.
L'Iran sostiene che sta solo cercando di sviluppare une fonte di energia affidabile per alimentare la rete elettrica nazionale. La limitazione del consumo domestico di petrolio gli permetterebbe maggiori introiti all'esportazione, rinforzando così la sua posizione regionale di fronte ad Israele e alle truppe americane di stanza in Irak.
In caso di azioni israeliane contro i suoi impinati nucleari civili, Teheran a fatto sapere che risponderebbe distruggendo gli impianti nucleari militari israeliani con le conseguenze che si possono immaginare.

« L'Iran può nascondere le sue ambizioni nucleari a alcuni, ma non a Israele »
Fonte: Los Angeles Times
Referenza: « Iran May Hide Its Nuclear Ambitions From Some, but Not Israël », Bennett Ramberg, Los Angeles Times, 10 dicembre 2003.
Bennett Ramberg è stato analista politico all'ufficio degli affari politico militari del Dipartimento di Stato sotto la presidenza di George Herbert Walker Bush. Ha scritto « Nuclear Power Plants as Weapons for the Enemy ».

All'inizio del 1981, Moshe Arens, presidente della commissione degli Afari esteri e delle questioni di sicurezza della Knesset aveva dichiarato che Israele non avrebbe lasciato l'Irak procurarsi armi nucleari. Alcuni mesi dopo, Israele bombardava il reattore Osirak. Oggi, le dichiarazioni del capo del Mossad e del ministro della Difesa israeliano fanno pensare che l'Irak è numero uno dei bersagli di Israele.
L'incapacità dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA) a sistemare il problema rende un attacco israeliano contro gli impianti nucleari iraniani probabile. Israele sa benissimo come sta procedendo l'Iran per acquistare armi nucleari dato che, asuo tempo, aveva fatto nello stesso modo per costruire il proprio arsenale. Israele aveva fatto costruire il suo reattore nucleare dai Francesi e aveva acquistato l'acqua pesante dalla Norvegia affermando di volerli usare per fini pacifici. L'amministrazione di Einsenhower aveva chiesto garanzie e aveva ottenuto promesse dalle autorità israeliane. Kennedy aveva persino richiesto delle ispezioni ma queste avevano dato esiti negativi. Israele è diventato una potenza nucleare malgrado le minaccie americane di sospendere la loro assistenza; minaccie che erano solo fumo negli occhi.

Oggi, a meno di un mea culpa di Teheran e che questi smantelli il suo programma, Israele rischia di colpire l'Iran.

3 novembre 2004 : Mi colpisce il basso numero di consultazioni della presente pagina. Sarà perché è troppo scomodo trovarsi confrontati a realtà così deprimenti. Bush è appena stato rieletto con una netta maggioranza. Non si tratta più di invocare un'elezione fraudolenta. Ovviamente, il film di Moore ha avuto un impatto… nullo sulla popolazione americana. G.W. ha ora le mani libere in tutti i settori compreso quello della giustizia e per di più egli si crede inspirato da Dio stesso. Il mondo intero si va decisamente popolando di dirigenti che si credono inspirati da Dio. Così la prognosi che André Malraux aveva fatta: "o il 3° millenio sarà metafisico oppure non esisterà" si sta realizzando. Egli aveva dunque ragione; con la differenza però che la cosa non è esattamente quella a cui avevamo pensato all'inizio.

Il "Réseau Voltaire" a fatto eco al discorso di Ali Akbar Nateq-Nuri, consigliere del dirigente iraniano Ali Khamenei, che ha dichiarato il 3 novembre 2004 al corrispondente del giornale The Australian che se il paese dovesse rispondere del suo programma nucleare davanti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, gli basterebbe mettere un embargo sul petrolio per mandare il prezzo del greggio oltre i 100 dollari al barile. Ha d'altronde qualificato di "ridicole" le suggestioni fatte dall'Europa sotto la pressione degli Stati Uniti per persuadere Teheran di rinunciare al suo progetto di arricchimento dell'uranio per evitare sanzioni dal Consiglio di Sicurezza. Ora i parlamentari iraniani hanno appena votato in favore del proseguimento del programma, che non trasgredisce ne i trattati di non proliferazione nucleare ne le leggi internazionali fin che rimane destinato ad uso civile. "Se il secondo maggiore produttore dell'OPEP dovesse interrompere le vendite di petrolio sul mercato internazionale, sarebbe un disastro per i consumatori" ha spiegato Nateq-Nuri. Gli Stati Uniti, da parte loro, si preparano attivamente a tale rottura di rifornimento, cosa che permetterebbe loro di raccogliere i frutti del caos che hanno seminato nel Medio Oriente.

Se l'informazione in provenienza diretta d'Israele è giusta, il conto a rovescio israeliano che fissa l'attacco contro i siti nucleari iraniani a febbraio 2005 è dunque cominciato. Si consiglia ai nostri lettori di cominciare a fare provviste di olio e zucchero, come i Francesi hanno sempre fatto quando succede qualche tensione internazionale. Gli estremisti israeliani avrebbero in testa di assassinare Sharon perché egli ha deciso di abbandonare a non Ebrei alcuni pezzi della "Terra Sacra", la famosa "Terra promessa da Yahve". Come vanno le cose sembra che ormai la convivenza tra Ebrei e Palestinesi sia diventata impossibile. La drammatizzazione della situazione ricorda il dramma della guera d'Algeria dove furono esaminate tutte le soluzioni possibili compresa l'eventuale divisione del territorio fra Europei [i cosidetti "Pieds-noirs", ossia "Piedi neri"] e Algerini. Siccome quella soluzione fu rifiutata dagli estremisti dei due lati le cose volsero in un orribile macello. La violenza del conflitto che insanguinò l'Africa del Nord, punteggiato da stragi, attentati, dal ricorso sistematico alla tortura non ha nulla da invidiare alla violenza del conflitto Israelo-Palestinese. Tutto finì, dopo gli accordi di Evian, con la fuga precipitosa di un milione di Piedi neri verso la Francia e l'abbandono abominevole di decine di migliaia di "karkis" [soldati di origine algerina che servivono nel esercito frances] che avevano scelto di battersi dalla parte dei Francesi (in Algeria, sottomesso a violente pressioni dai due lati, un algerino non aveva la possibilità di rimanere neutrale). Alcuni di loro, che avevano tentato di raggiungere la Francia, convinti che essa fosse non una terra d'asilo ma… la loro patria, quella per cui i loro padri avevano versato il sangue durante le guerre del 14-18 e del 39-45, furono spediti indietro in Angeria dove furono torturati e uccisi, essendo considerati come traditori. Ma Israele non è l'Algeria.

Che cosa succederà ora? Lo stato ebreo procederà egli stesso ad una segregazione geografica, al costo di riconoscere così di fatto l'esistenza di uno stato palestinese? Per fare ciò, Israele dovrebbe evacuare le sue numerose colonie della Cisgiordania. Sharon avrà davvero quello in testa? Se fosse vero ci si può immaginare l'effervescenza dei partigiani del "Grande Israele" (quello di Re Salomone). C'è forse un'altra scelta per Israele? Chi vivrà vedrà.

Ora finirò con un anedotto autentico. Negli anni settanta, quando il mondo sembrava minacciato da una guerra nucleare, una coppia di pensionati inglesi decise di espatriare scegliendo un posto che gli pareva essere il più tranquillo possibile dal punto di vista di eventuali operazioni belliche. Un posto magari inconfortevole ma tranquillo… a priori.


Andarono a stabilirsi nelle isole Falklands, meglio note come le isole Malvine.

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